Il Santuario |
Il Santuario di San Magno si trova a Castelmagno in valle Grana ad una altezza di 1761 m s.l.m.
È dedicato al culto di san Magno martire, in qualità di protettore del bestiame e dei pascoli,
principali fonti di sostentamento delle popolazioni locali.
Il santuario è normalmente aperto ed attivo da giugno a settembre, periodo nel quale viene anche offerto
il servizio di pernottamento e ristoro dei pellegrini negli appositi alloggi. La festa del santo e del santuario
è collocata al 19 agosto.
Il luogo su cui venne fondato il santuario di San Magno era quasi certamente già utilizzato per culti
pagani prima della cristianizzazione dell'area. Ne è prova il ritrovamento nel 1894 di un altare
(o lapide) romano dedicato a Marte oggi visibile sul retro del santuario.
L'attuale configurazione dell'edificio risale al XVIII secolo, ma il primo nucleo risale al
1475, con la costruzione di una cappella promossa dall'allora Don Enrico Allemandi (Henricus Alamandi)
di San Michele di Prazzo, che voleva celebrare i suoi venticinque anni di parrocchia a Castelmagno.
La crescente frequentazione del luogo sacro portò ad un sostanziale ampliamento della struttura
circa quarant'anni dopo, nel 1514, con le decorazioni ad opera di Giovanni Botoneri che si possono
apprezzare a tutt'oggi.
Nel 1592 venne autorizzata dal delegato vescovile don Giacomo Promis la costruzione di due altari esterni,
al fine di accogliere i fedeli che in gran numero si recavano al santuario per ottenere anche l
'indulgenza concessa da Papa Clemente VII con una bolla datata 6 aprile 1527.
Nel 1629 il santuario viene descritto dal visitatore Giacobino Marenchi con queste parole: «La chiesa
è a unica navata ... ha pavimento a bitume ... La cappella di San Magno è chiusa con robusto
cancello e molte sono le tavolette e gli ex voto ... il campanile alto e quadrato ha due campane ... È
stato costruito accanto alla chiesa un porticato a due archi con altare ... ivi, sul lato destro, sono
dipinte le immagini di molti soldati tebei ...»
Lo stesso Marenchi ordinerà di aggiungere anche un cancello al porticato, al fine di
impedire l'accesso agli animali che spesso venivano portati dalla popolazione per invocare
su di loro la protezione del santo.
Probabilmente dello stesso periodo è il quadro posto attualmente dietro l'altare maggiore,
raffigurante San Magno in armatura secentesca, San Giovanni Battista e Maria Maddalena, sullo sfondo
di un paesaggio portuale che forse richiama Marsiglia.
Nei primi anni nel XVIII secolo si ebbe l'impulso che portò alla costruzione della chiesa
definitiva. Fautore di questo fu l'allora Don Manfredo Martini, il quale (probabilmente) chiese a
l vescovo d'inviare un capomastro a visitare la struttura già esistente ed a progettare il
nuovo edificio. Giunse da Saluzzo il luganese Giuseppe Galletto, il quale ispirandosi alla parrocchiale
di Monterosso Grana disegnò il nuovo santuario lungo più di venticinque metri, per
quindici d'altezza ed altrettanti di larghezza, sobriamente decorato e dotato anche di due
altari laterali.
Con importanti sforzi la popolazione locale reperì sul posto il materiale necessario ala cantiere,
costruendo le fornaci per la produzione della calce ed estraendo dalle vicine montagne le pietre
per la costruzione e marmi per le decorazioni e gli altari. I pesanti travi in larice del tetto
vennero tagliati nella vicina valle Maira e trasportati a forza d'uomo sul luogo della
costruzione.
Solo nel 1716 si giunse al completamento del santuario attuale, che comunque subì ancora
lavori nel 1775 per la costruzione dell'altare maggiore, nel 1845-48 per il sopraelevamento
del campanile quattrocentesco e tra il 1861 ed il 1868 per l'edificazione dei caratteristici
porticati laterali e dei soprastanti alloggi per i pellegrini.
Nel XX secolo il santuario ha ricevuto sempre particolari attenzioni, con notevoli campagne di lavori:
il restauro del campanile nel 1979 in occasione dei cinquecento anni dalla fondazione, il rifacimento
della copertura del tetto fra il 1981 ed il 1983, il rinnovo dell'impianto elettrico e
la creazione della bella cappella dell'adorazione. Anche la cappella antica è
stata interessata dai lavori, durati diversi anni, che l'hanno riportata al primigenio
splendore rendendola un piccolo gioiello artistico.
La cappella, tuttora esistente e ben restaurata, si trova dietro l'altare maggiore del santuario.
Normalmente è accessibile durante il periodo di apertura del santuario.
Indicata genericamente come cappella antica, si tratta invece di una struttura costruita in due periodi
distinti, dove la primigenia cappella Allemandi venne ampliata ad opera del Botoneri, il quale ne modificò
la struttura e soprattutto la decorazione.
Il Riberi descrive la piccola cappella come preceduta da un porticato e protetta da un pesante
cancello per prevenire furti e saccheggi.
Il piccolo edificio, costruito attorno il 1475 in stile gotico e di sobria esecuzione, è
attribuito a tale mastro Pietro da Saluzzo, autore di altre cappelle e chiesette a valle.
La chiesa che inglobò la prima cappella venne edificata nel 1514 e decorata da tale Giovanni Botoneri,
un frate francescano di Cherasco. Il Riberi sottolinea l'assenza da parte dell'artista di qualsiasi
tecnica rinascimentale, fatto che oggi le rende particolarmente pregiate.
Gli affreschi avevano come scopo principale la catechesi della popolazione locale, povera ed analfabeta,
che grazie alle immagini poteva venire a conoscenza di quanto narrato e descritto nei Vangeli.
Oltre agli eventi salienti della Passione, morte e Risurrezione di Cristo, sono raffigurati anche
santi particolarmente legati alla tradizione locale.
Nel 1894 la cappella fu oggetto di scavi per il rifacimento del pavimento, i quali riportarono alla luce
diverse sepolture ed antichi reperti, fra cui anche la lapide ora incastonata nella parete posteriore del
santuario. Purtroppo l'incuria di chi effettuò quegli scavi comportò la distruzione o
la perdita di molti di quei preziosi reperti.
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