La lapide romana sul retro del santuario |
Castelmagno (Castelmagn in piemontese, Chastelmanh in occitano) è un comune sparso di novanta abitanti della
provincia di Cuneo.
Fa parte della
Comunità Montana Valle Grana e Maira ed appartiene alla
minoranza linguistica storica occitana.
Si sviluppa interamente nel territorio montagnoso della
Valle Grana, della quale è il centro più
elevato,
con il santuario in località Chiappi a quota 1761 m s.l.m.
Il comune è un aggregato di diverse località, in origine quindici, delle quali solo sei sono rimaste abitate a seguito
dello spopolamento dovuto all'industrializzazione. Campomolino (Chandamoulin) è capoluogo del comune,
Einaudi (Inaout), Colletto (Coulet), Nerone (Niroun), Chiotti (Quiot) e Chiappi (Quiap) sono le località ancora abitate,
mentre Rulavà, Caouri, La Crous, Chandarfei, Valiera, Batouira, Arbouno, Albrè e Tech sono da tempo abbandonate.
Grazie ai lavori effettuati nel 1894 sulla cappella Allemandi è
stato ritrovato un altare romano dedicato a Marte ed alcuni oggetti, fra cui monete risalenti a circa il 250,
da cui è evidente che la vallata è stata abitata almeno dai tempi della Roma imperiale.
La storia di Castelmagno è legata a quella della diocesi di Torino, il cui vescovo era signore della Valle Grana e
a quella di Cuneo, nel cui distretto era inserito. Importante notare anche la forte influenza del marchesato di Saluzzo,
delle terre dei Savoia e della Francia, siccome il territorio di Castelmagno veniva a trovarsi nel mezzo
di queste potenze dell'epoca.
Esempio di questi legami fu l'assedio di Cuneo del 1744, quando i franco-spagnoli utilizzarono il valico del colle
del Mulo per attaccare Cuneo e saccheggiarono le frazioni di Chiappi e Chiotti.
Anche durante la seconda guerra mondiale il territorio di Castelmagno fu teatro di scontri,
i quali vedevano contrapposte le brigate partigiane di Giustizia e Libertà e le truppe tedesche occupanti.
Dall'inizio del XX secolo, fra industrializzazione e guerre il comune, come molti altri, ha subito un forte spopolamento.
Nonostante ciò ha sempre cercato di mantenere una certa vitalità, soprattutto grazie all'attrattiva turistica
del santuario, la produzione del celebre formaggio e le tradizioni folkloristiche occitane.
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