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La Storia della Casa Alpina


Casa alpina
La casa alpina, al momento dell'acquisto

La Casa Alpina di Castelmagno è intitolata a Luigi Vittorio Longo, il magistrato cebano che destinò un generoso lascito (unitamente alla consorte Andreina Frazzo) alla parrocchia del suo paese, perchè potesse acquistare, in luogo salubre ed ameno, un "buen retiro", dove accogliere giovani ed anziani in cerca di un momento di riposo, di svago e di meditazione.

Si deve al nipote dottor Riccardo Luciano se il proposito del benefattore divenne realtà in tempi brevi. Individuata in Alta valle Grana la costruzione che, opportunamente ristrutturata, avrebbe potuto costituire l'embrione di ciò che si aveva in animo di realizzare, non si esitò ad acquistarla ed a profondervi le necessarie energie e risorse.

All'atto dell'acquisto l'edificio era terminato solo al primo piano, ma rimasto incompiuto nella parte a piano terra e sottotetto. Esso presentava tuttavia indubbi vantaggi: era ben servito dalla strada provinciale, in vista di uno stupendo paesaggio (il Santuario di San Magno e la grandiosa conca che lo contiene), era circondato da un terreno ricco di flora spontanea, terreno che, con opportuni interventi, avrebbe dato spazio a campi da gioco, parcheggi e quant'altro necessario agli ospiti.

Si deve soprattutto all'entusiasmo dell'allora parroco don Alberto Pronzalino, all'intrapprendenza di un giovane sacerdote, don Gianpiero Lovera, allora curato presso la parrocchia di Ceva e alla lungimiranza del nuovo parroco, don Francesco Tarò, se in pochi anni, con il generoso aiuto di volontari, di artigiani, di ditte, la Casa Alpina ha assunto l'attuale fisionomia e funzionalità.

Oggi è un'oasi confortevole, dove approdano le più diverse comitive in cerca di serenità a contatto con la natura.



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